Governare la disinformazione rappresenta una sfida fondamentale del nostro tempo. L’attualità di questo antico tema è dovuta principalmente allo spazio digitale in cui si diffonde, un territorio dominato da enti privati che sfugge alla sovranità dello Stato. Con l’avanzare delle tecnologie, la disinformazione è diventata sempre più insidiosa, minacciando le istituzioni democratiche. Questa situazione ha spinto numerosi ordinamenti giuridici a adottare misure per contrastarla. Tuttavia, la questione è delicata perché riguarda la libertà di manifestazione del pensiero e il rischio di limitazioni che potrebbero compromettere la qualità dell’informazione e aprire la strada alla propaganda di Stato.
La disinformazione può essere considerata come un fenomeno degenerativo dell’informazione. L’informazione arricchisce la democrazia, mentre la disinformazione la impoverisce. Questa pratica, che risale ai tempi antichi, è stata sistematizzata come “arma da guerra” già nel 1923. Oggi, la disinformazione online è parte integrante dell’arsenale della guerra moderna, capace di minare le fondamenta delle società democratiche. La sua individuazione è complessa, poiché non si limita solo alle fake news. Può includere informazioni distorte o non correttamente diffuse, con l’intento di ingannare il pubblico. La tecnologia digitale ha amplificato l’efficacia della disinformazione, consentendo la creazione di account falsi, la diffusione di contenuti manipolati e l’uso di algoritmi per amplificare il messaggio.
Diverse nazioni e organizzazioni hanno iniziato ad agire contro la disinformazione, adottando due approcci principali. Da un lato, un approccio liberale basato sulla dialettica del dibattito e sull’irresponsabilità delle piattaforme digitali. Dall’altro, un approccio più dirigista che mira al controllo delle informazioni e dei cittadini. L’Unione Europea, pur mantenendo una certa distanza da entrambi gli estremi, ha adottato misure di seconda generazione per contrastare la disinformazione. Queste misure mirano a tutelare le libertà garantite dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, senza però categorizzare la disinformazione come pratica illegale.
La sfida di governare la disinformazione nell’era digitale richiede l’adozione di misure sinergiche e trasparenti. È fondamentale bilanciare la lotta alla disinformazione con la tutela delle libertà di espressione e di impresa. L’Unione Europea ha adottato un approccio di tutela, sviluppando strumenti per combattere la disinformazione senza limitare le libertà fondamentali. Tuttavia, la lotta contro la disinformazione rimane complessa.
La comunicazione congiunta della Commissione europea e dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 10 giugno 2020 ha gettato le basi per sviluppare un quadro politico-normativo per contrastare la disinformazione legata al Covid-19 nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. Questa comunicazione ha portato all’adozione nel dicembre 2020 del “piano d’azione per la democrazia europea”, che ha definito la nuova strategia giuridica dell’UE nella lotta alla disinformazione.
Nel quadro di questa strategia, sono stati introdotti strumenti importanti come il codice rafforzato di buone pratiche sulla disinformazione e il regolamento UE 2022/2065 relativo a un mercato unico dei servizi digitali (regolamento DSA).
Il codice rafforzato sulla disinformazione sostituisce quello del 2018 e impone agli attori digitali e pubblicitari di agire su diversi fronti per contrastare la diffusione della disinformazione. Tra le novità introdotte, vi è la creazione di una task force permanente e di un centro di trasparenza per fornire maggiori informazioni sulle politiche e sull’attuazione dei servizi di intermediazione.
Il regolamento DSA, d’altra parte, si propone di responsabilizzare i prestatori di servizi di intermediazione digitale. Esso impone doveri di diligenza nella moderazione dei contenuti e richiede alle piattaforme di grandi dimensioni di valutare e mitigare i rischi sistemici derivanti dalla progettazione e dal funzionamento dei loro servizi.
In sintesi, la comunicazione del giugno 2020 e i successivi sviluppi normativi, come il codice rafforzato sulla disinformazione e il regolamento DSA, rappresentano importanti passi avanti nell’intensificazione degli sforzi dell’UE per contrastare la disinformazione, proteggere i diritti fondamentali e promuovere la trasparenza nel contesto digitale. La sfida di governare la disinformazione nell’era digitale è complessa, ma con l’adozione di misure adeguate possiamo preservare la democrazia e garantire un ambiente informativo più affidabile per tutti.
Fonte: Federalismi.it, ” L’Unione Europea e la lotta alla disinformazione online” di Silvia Sassi